About the Book
La rete promette libertà, ma per molti adolescenti si trasforma in una gabbia invisibile. Questo libro è un viaggio dentro le maglie di un sistema che conosce i nostri figli meglio di quanto li conosciamo noi stessi: algoritmi che parlano la loro lingua, trappole digitali camuffate da intrattenimento, pericoli mascherati da amicizie virtuali. Attraverso esperienze sul campo, riflessioni sociologiche, psicologiche e criminologiche, l'autore racconta come l'infanzia e l'adolescenza siano state riscritte da smartphone, social network, videogiochi e piattaforme che prosperano sulla dipendenza. Non è un testo contro la tecnologia, ma un invito a riappropriarsi del ruolo educativo, a riannodare i fili con le nuove generazioni e a proteggerle dove più sono vulnerabili: dietro uno schermo. Un libro per genitori, insegnanti, educatori e ragazzi che vogliono imparare a difendersi e a vivere il digitale senza diventarne prigionieri.
Introduzione
Ci sono storie che non avrei mai voluto raccontare di nuovo, eppure, eccomi qui, a riaprire una ferita che non si è mai chiusa, a rimettere le mani nella materia viva e dolente del nostro tempo: l'infanzia violata dalla rete. Avevo già scritto un libro per denunciare un pericolo che si profilava all'orizzonte, ma oggi, a distanza di anni, quel pericolo non è più una minaccia, è diventato un paesaggio, è l'aria che respiriamo, è la normalità. Questo libro nasce da un'urgenza diversa rispetto al precedente, allora c'era da scoprire, oggi c'è da resistere, allora si cercava di mettere in guardia, oggi bisogna gridare per farsi ascoltare. Perché la rete non è più soltanto un luogo in cui i minori si perdono: è il luogo in cui crescono, ed è questo che mi terrorizza più di tutto. C'è un'immagine che continua a perseguitarmi, è quella di un ragazzino, undici o dodici anni al massimo, seduto sul marciapiede davanti a una scuola, non legge, non parla, non guarda nessuno, sfiora uno schermo. Ogni tanto sorride, ma non a chi gli passa accanto, quel sorriso è indirizzato a un altrove che noi adulti non abitiamo più, se mai ci siamo stati e in quell'altrove, ogni giorno, migliaia di ragazzi vengono modellati da logiche che non abbiamo scelto, da algoritmi che non comprendiamo, da economie che li trattano come utenti, non come esseri umani. Scrivere Intrappolati nella rete non è stato facile, ho dovuto spogliarmi di ogni illusione, anche di quella, vana e autoassolutoria, che basti "controllare" per proteggere. Non è più così. Non si tratta più di contenere un fenomeno, ma di decostruire un intero paradigma educativo, sociale, culturale. Un bambino lasciato solo nella rete oggi non è semplicemente un bambino esposto è un bambino plasmato, addestrato a rispondere a stimoli artificiali, a cercare approvazione digitale, a pensarsi come un'immagine e il dramma è che tutto questo avviene con il nostro silenzioso consenso. Sono un uomo delle istituzioni, un carabiniere, un operatore della sicurezza, ma prima di tutto sono un padre ed è da padre che ho deciso di scrivere ancora. Perché questo libro è prima di tutto una preghiera laica rivolta a chi ha ancora il coraggio di ascoltare i figli con lo sguardo, non con le notifiche, è una richiesta di aiuto lanciata a insegnanti, educatori, dirigenti scolastici, forze dell'ordine, madri e padri: non possiamo più limitarci a "reagire" ai pericoli della rete, dobbiamo tornare ad abitarla con consapevolezza, a pensarla, a discuterla, a regolarla. Se il precedente libro si muoveva nella terra della denuncia, questo scava nel terreno, più scivoloso ma urgente, della resistenza. Non basta più sapere quali sono i rischi, occorre saperli contrastare e per farlo dobbiamo ritrovare un senso collettivo di responsabilità, perché ogni volta che un minore viene umiliato, adescato, manipolato o semplicemente dimenticato nel buio di uno schermo, quella non è solo una sconfitta individuale, è un fallimento della comunit